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Lanciano - Primo Itinerario

Lanciano - Primo itinerario: il quartiere Borgo ed il centro città

Partendo da piazza Plebiscito, ponendovi con la Basilica alle spalle, percorrete alla vostra sinistra via dei Tribunali (chiamata così perché un tempo vi era la sede del vecchio tribunale cittadino), attraversate il vasto parcheggio della Pietrosa per raggiungere la prima tappa del nostro itinerario

Fonte del borgo e cereria

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La Fonte del Borgo, così chiamata perché al servizio del Quartiere del Borgo che vi accedeva dalla distrutta Porta di Sant’Angelo, è il primo monumento che cattura l’attenzione del turista che giunge a Lanciano.
Venne edificata sul Fosso Pietroso, nei pressi delle mura aragonesi, ancora visibili insieme al Torrione che segnava l’angolo delle mura della Città.
La sua costruzione che tradizionalmente viene fatta risalire addirittura all’epoca romana, è documentata dal XVI secolo, ma è assai probabile che il suo aspetto attuale, col corpo degli abbeveratoi decorato da un frontone e da maschere in pietra, la cui acqua sgorga dopo aver percorso una lunga condotta sotterranea, e la serie di archi, un tempo utilizzati come lavatoio, sia il risultato di un intervento di ristrutturazione dell’inizio del XIX secolo.
Con Fontana di Civitanova è l’unica rimasta delle nove fontane che con duecento pozzi dentro le mura, assicuravano l’abbondanza d’acqua nella città prima che, nel 1904, venisse realizzato l’Acquedotto del Verde che da Fara San Martino portò l’acqua corrente fino a Lanciano.

Il vasto e antico fabbricato nei pressi della fontana nel medioevo ospitava l’“ospitium” di Sant’Angelo. Ampliato e modificato nel corso dei secoli è oggi utilizzato come residenza e come sede di attività artigianali.

Tornate indietro fino a Piazza Plebiscito e, sempre tenendovi sulla sinistra, iniziate a salire Corso Roma dove, dopo pochi metri, si trova la Chiesa di S. Francesco.

San Francesco

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La Chiesa di San Francesco, che custodisce il Miracolo Eucaristico, venne edificata sull’area di un preesistente monastero benedettino sorto a sua volta sulle strutture di un cenobio affidato, intorno al 750 d.C. ad una comunità di monaci basiliani, religiosi cattolici ma di rito greco.

Recenti scavi hanno permesso di recuperare nell'area diversi resti di epoca romana che hanno quindi confermato l’antichità dell’insediamento.

Oggi possiamo vedere la spoglia facciata di pietra nella quale si apre il lineare portale gotico e che è coronata da elementi di spoglio provenienti dalla Cappella di Sant’Angelo dei Lombardi, demolita all’inizio dell’’800:

L’interno, restaurato da circa un decennio, similmente a quanto accaduto in altre chiese cittadine venne decorato nella prima metà del ’700.

I recenti restauri, hanno recuperato un’aula pervasa da un luminoso chiarore nel quale emergono l’organo monumentale, dono di Papa Clemente XIV, e il pergamo realizzati tra il 1769 e il 1774 da un abile ebanista identificabile con Modesto Salvini di Orsogna.

Le pitture delle volte, dedicate a tre eroine bibliche: Giuditta, Rachele e Ester, furono realizzate dal pittore teatino Teodoro Donato.

Del complesso monumentale di San Francesco fanno parte integrante il chiostro e l’edificio dell’ex Tribunale sovrappostosi alle strutture conventuali dal 1808 in poi.

 

Il Miracolo Eucaristico

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Le reliquie del Miracolo Eucaristico, un tempo conservate nella così detta “cappella oscura” all’interno del campanile e poi traslate nell’ultimo altare sulla destra, già di patronato della famiglia Valsecchi, che volle vi fossero custodite in uno scrigno, sono dal 1902 collocate sull’altare maggiore, in un tempietto marmoreo costruito, su progetto dell’ingegner Filippo Sargiacomo, nel quale è possibile contemplare il pregevole ostensorio in argento dono del lancianese Domenico Coli, realizzato da un argentiere napoletano nel XVIII secolo.

Il Miracolo Eucaristico di Lanciano è il più antico Miracolo Eucaristico riconosciuto dalla Chiesa Cattolica, essendo avvenuto, secondo quanto tramandato dalla tradizione intorno all’anno 700.

Un monaco Basiliano, dubitando durante la celebrazione della messa della presenza di Gesù nell’Eucaristia vide, tra le sue mani le specie eucaristiche mutarsi in carne e sangue.

Dall’VIII secolo le reliquie si conservano sotto questa forma e sono state custodite prima dai monaci Basiliani ai quali subentrarono i Benedettini e dal 1258 fino al 1809, quando furono costretti a lasciare il convento a causa delle soppressioni napoleoniche, i Francescani.

Dal 1809 il miracolo venne custodito dalla Confraternita del Santissimo Rosario che ebbe la sua sede nella cappella laterale alla chiesa di San Francesco.

I Frati Francescani tornarono a risiedere stabilmente presso l’antico convento dal 1952 ed è cominciata da allora la loro paziente opera per far conoscere nel mondo lo straordinario prodigio conservato tra le mura della Città di Lanciano.

Le indagini medico scientifiche alle quali le Reliquie sono state sottoposte tra il 1970 e il 1971 e poi ancora 1981, hanno fornito risultati sempre più sorprendenti.

Gli esami hanno permesso di stabilire con certezza che l’ostia è costituita da vera carne umana, precisamente da tessuto miocardico, e parimenti il sangue è vero sangue umano di gruppo AB.

I risultati delle analisi sono così riassumibili:

- L’Ostia - Carne si compone di un tessuto di origine mesodermica riconoscibile come cuore, miocardio ed endocardio.

- Il Sangue è vero Sangue.

- La Carne ed il Sangue appartengono alla specie umana.

- Il gruppo sanguigno AB è risultato uguale nel Sangue e nella Carne.

- Nel Sangue sono state ritrovate le proteine normalmente frazionate con i rapporti percentuali che si hanno nel quadro siero proteico da sangue fresco normale.

- Nel Sangue sono risultati sensibilmente ridotti il sodio, il potassio, i cloruri, il fosforo ed il magnesio, mentre il calcio è risultato aumentato.

La visita prosegue nel museo del Miracolo, da dove è possibile accedere alla Chiesa di S. Longino ed al percorso Archeologico

 

San Longino-San Legonziano ed il percorso archeologico

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Negli spazi sottostanti il Santuario del Miracolo Eucaristico, al livello della piazza del Plebiscito, i lavori di recupero condotti nell’ultimo ventennio su alcuni locali già adibiti ad attività commerciali hanno reso possibile riportare alla luce una vasta aula coperta a botte con conci di pietra, databili alla fase medievale (XI-XII secolo), all’epoca dell’insediamento dei Benedettini, preesistente a quello dei Francescani, del 1252, identificabile con la chiesa dedicata a San Longino della quale restano anche alcuni frammenti di affreschi raffiguranti Sant’Antonio Abate e San Giovanni Battista e la testa di una Madonna, che faceva parte di una Crocifissione oggi perduta.

Sulla parete destra si apre un accesso nelle fondazioni della chiesa settecentesca dove, in alto, è visibile un affresco del XIV secolo raffigurante la Crocifissione e dal quale è possibile accedere ad un ambiente che conserva le tracce archeologiche di una cisterna romana.

A sinistra, invece, si accede alla vasta aula quadrangolare, un tempo sede della Confraternita dei Raccomandati, sottostante l’antica sagrestia di San Francesco, affrescata tra la fine del XV e gli inizi del secolo XVI con Scene dell’Apocalisse che sono state recuperate con un paziente lavoro di restauro dal 1990 al 2000.

Scopri gli Affreschi di San Longino-San Legonziano; esplora a 360° - fai click sulla foto per aprire la visita virtuale

Scarica la guida degli affreschi di San Legonziano

 

Percorso Archeologico

Dai locali sottostanti la chiesa di San Francesco è possibile scendere sotto il livello della Piazza del Plebiscito dove gli scavi archeologici che hanno permesso il collegamento di corridoi, passaggi e locali esistenti sotto l’antica Piazza, evidenziando numerosi particolari architettonici.

Scendendo alcuni gradini, sotto i resti della cisterna romana, un corridoio curvo, permette di accedere all’area degli scavi condotti negli anni ’90 e di percorrere lo spazio sottostante l’antico portico, abbattuto all’inizio del XIX secolo, che almeno dal 1640 copriva tutta l’area tra l’ingresso del Duomo ed il Campanile.

Sul lato sinistro il visitatore non può fare a meno di notare una struttura cilindrica in muratura, una delle fosse granarie, antichi silos sotterranei, per la conservazione delle granaglie, che un tempo si trovavano davanti alle numerose botteghe che circondavano la Piazza.

Sul lato destro le murature in blocchi in pietra squadrata, sui quali sono visibili i segni del violento terremoto che colpì la Città nel 1456, permettono di ricostruire il perimetro della Cattedrale dell’Annunziata, demolita nel 1819 per ricostruire più ampia la facciata della Cattedrale della Madonna del Ponte, e di cui è riconoscibile anche la rampa che sorreggeva la gradinata di accesso.

Procedendo lungo il percorso, che si snoda quasi come un labirinto sotto la Piazza del Plebiscito, si incontrano la testata dell’antico ponte medievale dedicato al “Virgineo pudore di Maria” anziché alla “Divina Maestà dell’Imperatore Diocleziano”e subito dopo gli avanzi del livello di calpestio di epoca romano-imperiale e.

Lo scavo archeologico del percorso sotterraneo, che collega il Santuario della Chiesa di San Francesco al Ponte di “Diocleziano”, è stato il più importante intervento di recupero e restauro avvenuto a Lanciano negli anni ‘90.

Tornando sulla Piazza, notate che la Basilica, solo apparentemente è collocata sulla terraferma, essa in realtà poggia interamente su di un ponte, il ponte di Diocleziano.

 

Ponte di Diocleziano

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La tradizione fa risalire all’epoca dell’Imperatore Diocleziano la costruzione del primo ponte destinato ad oltrepassare la valle della Pietrosa e i risultati delle indagini archeologiche, che hanno restituito reperti ascrivibili al III secolo d. C. proprio alla testata del ponte, confermerebbero dunque la tradizione, generata dal rinvenimento di un’epigrafe dedicatoria avvenuto nel corso dei restauri alla Cattedrale del 1785, e tramandataci dallo storico Omobono Bocache, che narra dell’esistenza di un ponte romano, costruito per volere del Senato e del Popolo di Anxanum e dedicato alla Divina Maestà dell’Imperatore Diocleziano.

Certamente la maestosa struttura che oggi possiamo ammirare è il risultato di una complessa serie di interventi iniziati tra il XIII ed il XIV secolo quando il ponte venne totalmente ricostruito.

Su questa struttura andò ad insediarsi la primitiva cappella dedicata alla Vergine che dal primitivo spazio costituito da un’immagine della Vergine collocata in un merlo al centro del ponte finì per occupare per successivi ampliamenti, dal 1443, tutto lo spazio disponibile.

La Città decise quindi la costruzione di un secondo ponte, da affiancare al precedente, che venne completato nel 1513, e nel 1520, coperto da volte permettendo in questo modo, al livello superiore, l’ampliamento della chiesa della Madonna del Ponte.

Nel 1583, sfruttando i contrafforti che, a monte e a valle, rendevano più solida la struttura dei due ponti affiancati, venne aperto il cosiddetto “Corridoio”, un terzo passaggio, scoperto e destinato esclusivamente al passaggio pedonale che collega la Piazza al corso della Bandiera che attraversava il Prato della Fiera.

Il ponte fu per secoli l’unico collegamento tra la Città e il Prato della Fiera fino a quando, dopo il riempimento della parte a monte della Valle della Pietrosa, nel 1905, fu creato Corso Trento e Trieste.

Dal 1973 il cinquecentesco ponte coperto è stato restaurato per essere adibito ad Auditorium dei Corsi Musicali Estivi di Perfezionamento Musicale.

Il risultato di questa complessa evoluzione architettonica è un insieme impareggiabile di strutture che evoca suggestioni piranesiane al quale le Poste Italiane hanno di recente dedicato un francobollo.

La visita prosegue su Piazza Plebiscito dove sorgono il Municipio e la Basilica.

 

Piazza del plebiscito e Municipio

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La Piazza del Plebiscito era originariamente circondata da botteghe con portici poche delle quali sono giunte a noi a restituirci quello che doveva essere il suo aspetto originario quando era utilizzata per le Fiere fino a quando esse non furono dislocate nel Piano della Fiera, oltre il Ponte di “Diocleziano”, nel 1306.

La Piazza, da sempre è centro della vita sociale, intellettuale e spirituale della città di Lanciano e su di essa, infatti, affacciano le principali sedi cittadine dell’attività amministrative, culturali e religiose.

Col Piano Regolatore della Città, elaborato nel 1879 dall’Ing. Filippo Sargiacomo, la piazza mutò radicalmente il suo aspetto. Venne pianeggiata eliminando la pendenza che originariamente esisteva sia verso il campanile della Chiesa di San Francesco sia verso l’area dove nel 1926 venne innalzato il Monumento ai Caduti opera dello scultore Amleto Cataldi.

La demolizione, negli anni ’80 dell’800 del palazzo Carabba che ne chiudeva la prospettiva ovest permise di mettere in comunicazione, mediante una monumentale gradinata, la piazza e la sottostante Piazza Garibaldi risultata dalla progressiva colmatura del Fosso del Malvò che fece scomparire il Ponte dei Calzolari che assicurava il collegamento della Piazza col Quartiere di Civitanova.

Lo sventramento di quanto esisteva tra la Cattedrale e la Chiesa di San Francesco, con l’apertura di Corso Trento e Trieste, nel 1904 rivoluzionò ulteriormente questo spazio urbano, intorno al quale fino a quel momento si aprivano a ventaglio i quattro quartieri in cui storicamente era suddivisa la Città, rendendolo punto di partenza per lo sviluppo della nuova Lanciano del XX secolo.

Sulla Piazza, si affaccia, dall’Unità d’Italia, il Palazzo Municipale già in origine sede dell’Universitas lancianese ma che, dal 1744, venne destinato a palazzo degli studi affidato ai Padri Scolopi.

La facciata sulla piazza venne rinnovata tra il 1868 ed il 1869 con la costruzione dell’elegante loggiato, detto “Loggia Pompeiana”, annesso al Circolo “Casa di Conversazione”, istituzione, di cui si hanno notizie dalla fine del ’700, nata per accogliere in sodalizio i cittadini più in vista e ancor oggi fiorente. Le sale riservate al Circolo vennero ampliate, tra il 1900 e il 1901, con la costruzione della sala da ballo, al di sotto della quale venne realizzato il primo cinematografo della città, ora Sala Mazzini.

Nel dopoguerra il palazzo Municipale venne soprelevato e ampliato.

 

La Basilica Madonna del Ponte

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Il polo religioso della Piazza del Plebiscito è focalizzato dalla Cattedrale della Madonna del Ponte, la quale deve il suo titolo all’essere costruita sul ponte detto di Diocleziano, anche se in realtà si tratta di due ponti risalenti al XIII e XVI secolo, e dal suo Campanile, innalzato tra il 1610 e il 1621 dal milanese Tommaso Gottardo, indicato talvolta come Torre Civica per la sua prossimità al Palazzo Municipale e la sua utilizzazione in passato anche per scopi profani, tra cui quello di prigione nel piano sottostante la Piazza.

Il prospetto neoclassico della Cattedrale Basilica venne realizzato nel 1819 dall’architetto Eugenio Michitelli di Teramo, il quale per renderlo più imponente demolì l’adiacente chiesa dell’Annunziata, che era comunicante con la Madonna del Ponte ed era stata la prima cattedrale della città, il cui perimetro rimane indicato da una lapide e dalla differente pavimentazione dell’area della piazza sulla quale essa sorgeva.

La parte superiore della facciata non fu realizzata che dopo la Seconda Guerra Mondiale, su disegno di Donato Villante al quale si deve anche la concezione della cupola.

L’intervento del Michitelli fece anche definitivamente scomparire il più antico e ampio portico che raccordava la chiesa al suo campanile e che veniva utilizzato per rogiti notarili ed atti pubblici o assegnato in fitto durante le Fiere.

L’interno della chiesa, come oggi lo vediamo, è il risultato di una lunga sequenza di interventi condotti tra il 1785 ed il 1794.

In quegli anni l’altare maggiore della chiesa, opera del marmoraro napoletano Crescenzo Trinchese, del 1758, che si trovava sul lato lungo dell’edificio in corrispondenza della primitiva edicola, dove oggi si trova la Cappella del Santissimo Sacramento con la pala dell’Ultima Cena dipinta da Tommaso Alessandrino nel 1601, venne spostata nella collocazione attuale.

Ad affrescare le volte e la cupola venne chiamato il napoletano Giacinto Diano professore di Disegno e maestro di Pittura nella Reale Accademia di Belle Arti di Napoli che eseguì anche i dipinti delle lunette e due pale d’altare tra il 1787 e il 1793.

Ai lati del presbiterio si trovano, a sinistra La regina di Saba e il re Salomone realizzata nel 1806 dall’artista Giuseppangelo Ronzi di Penne, mentre a destra, distrutta da un incendio nel 1933 l’opera originale Davide e Abigail essa è stata sostituita da un dipinto di analogo soggetto ispirato a quello perduto realizzato dal pittore Francesco De Vincentiis di Chieti.

Nella nicchia sull’altare maggiore sta la venerata immagine in terracotta della Vergine col Bambino, opera della metà del ‘400, epoca in cui la devozione popolare, aumentata nel corso dei secoli, fece sì che dalla piccola edicola con l’immagine della Vergine, ricavata in uno dei merli costruiti a difesa del ponte che nel medioevo collegava il fosso della Pietrosa congiungendo il centro urbano al prato della Fiera, per successivi ampliamenti della piccola edicola, si arrivasse, nel 1443, alla costruzione della prima cappella che andò ad occupare il ponte medievale in tutta la sua larghezza.

La pavimentazione marmorea fu realizzata nel 1870 su disegno dell’ingegner Filippo Sargiacomo mentre le vetrate colorate sono state collocate nel 1912.

Alla Madonna del Ponte sono dedicati i festeggiamenti che dal 1833 si tengono il 14, 15 e 16 settembre, a ricordo dell’incoronazione della statua avvenuta in quell’anno con due corone d’oro donate dal Capitolo Vaticano.

(testi di Domenico Maria Del Bello)

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